L’ho imparato a conoscere in questi mesi, Daniele Fois. Presidente della Futsal Ussana tanto geograficamente lontano – per me che ho sempre vissuto tra Marche, Umbria e Lazio, la Sardegna è terra mistica – quanto whatsappamente vicino. Anche prima che diventasse il motto della quarantena. Un presidente che conosce vita, morte e miracoli delle proprie giocatrici. Che le allena pure, da buon preparatore dei portieri, e che mai per un secondo si è dimenticato di metterle al centro di questo progetto fatto di futsal e divertimento. Allora non potevo non scegliere una copertina che lo immortalasse insieme alle ragazze dell’Ussana. (Sperando che l’anteprima al pezzo generata da Facebook non finisca per tagliarti metà faccia Daniele, metto le mani avanti).

Daniele, non si gioca da oltre due mesi. Tu vorresti portare a termine la stagione?

“A noi mancavano da giocare due partite di regular season più i playoff. Onestamente, io la finirei qui. Qualora si dovesse riprendere non avrebbe alcun senso ricominciare anche con gli allenamenti. Dovremmo rifare da zero la preparazione. Al massimo sarebbe meglio fare qualche partitella, così da rincontrarci e ricordarci che forma ha il pallone, e poi giocare la partita ufficiale al sabato. Fare diversamente per noi sarebbe insensato”.

Però diciamo che al 100% avreste giocato i playoff.

“Non proprio al 100% (ride, ndr). Avevamo 5 punti di vantaggio sul Sinnai (al 6° posto, l’ultimo fuori dai playoff, ndr) e avremmo dovuto ottenere 1 punto sugli ultimi 6 disponibili. Però il nostro calendario ci metteva di fronte all’Arcidano 2° prima, e proprio al Sinnai poi. Sarebbe stato interessante. Comunque la nostra era una bella classifica”.

Avete qualche rimpianto?

“Non possiamo lamentarci della nostra stagione. I playoff erano il nostro obiettivo, e c’eravamo quasi. Rimpiango solo i due pareggi subiti in extremis contro il Monastir, una bella squadra che comunque non ha assolutamente demeritato. Siamo anche andati a fare punti in casa dell’Arcidano: non potevamo pretendere niente di più, il Cus Cagliari era una corazzata. Poi l’infortunio di Giuliana Cappai è stato un bel peso”.

Secondo te, quante possibilità avreste avuto di raggiungere la promozione tramite playoff?

“Obiettivamente non molte. Già in Sardegna ci sono squadre più preparate di noi, sia nel nostro girone che nel Girone B. Sarebbe stato difficilissimo. Anche vincendo il playoff regionale, poi avremmo dovuto superare quello nazionale. E le squadre fuori regione sono di un altro livello rispetto alle nostre”.

Veniamo alla prossima stagione. Quali sono le vostre prospettive per il futuro?

“L’idea di ripartire c’è. Ma abbiamo bisogno anche di quell’aiuto finanziario che ci garantivano gli sponsor. La situazione è molto difficile: ripartirei dallo stesso allenatore e dalla stessa squadra, magari aggiungendo qualche tassello importante per poter fare un piccolo salto di qualità rispetto a quest’anno”.

Quindi ancora non c’è nulla di certo.

“Ora come ora non abbiamo parlato con nessuno. Non so come siano messi gli sponsor, e nemmeno come saremo messi noi. Non ci siamo ancora incontrati e dunque non abbiamo avuto modo di parlare: quando potremo, faremo il punto della situazione. Anche per quanto riguarda il mio lavoro. Praticamente sono un ‘fuori sede’ dallo scorso ottobre, e gestire una società così è difficile”.

Ma com’è andato questo tuo primo anno da presidente?

“Abbastanza bene direi. Mi sono trovato in situazioni critiche, dove da presidente inesperto – ma da esperto di futsal – credo di essermela cavata. Penso di essere stato un punto di riferimento per tutte le ragazze e di aver gestito bene il gruppo anche da questo punto di vista. Quando avevano una necessità, io ho cercato di farmi trovare sempre presente”.

E in questo periodo di stop, hai continuato a sentire le giocatrici? Magari pure per dare loro qualche allenamento individuale…

“Onestamente, lascio questo ai professionisti. Ci sentiamo su Whatsapp tra scherzi e battute, ma abbiamo messo da parte gli allenamenti individuali. C’è chi lo ha fatto per conto proprio, però era una loro scelta, non lo abbiamo imposto”.

Chiudo con una curiosità. Il mondo del calcio a 5 è in fermento, lacerato da una grande ‘guerra civile’. Voi come avete vissuto questi mesi di incertezza?

“Dopo il primo mese di stop avevamo già capito che non ci sarebbe stata alcuna ripresa. Ora che sono passati più di due mesi tanto peggio, dovremmo rifare tutta la preparazione da zero. Siamo in attesa della decisione, non ci cambia nulla in questo momento aspettare. Non abbiamo stipendi da pagare, né straniere: la Serie C è più un divertimento che altro. Anche se comunque serve avere delle entrate dagli sponsor. L’iscrizione costa, così come il materiale per gli allenamenti, le trasferte, l’eventuale Coppa Italia, ci può essere il mister da pagare, rimborsi per le giocatrici. Un piccolo sostegno ci vuole, diciamo che una stagione di Serie C costa sugli 8-9.000 euro”.

Un “grande ringraziamento alle ragazze e al mister Porcheddu” e poi ci si congeda. Seppur con le sue milioni di difficoltà – o forse proprio per questo -, resterà un anno indelebile anche per la Futsal Ussana. Che deve essere certezza in un mare di punti interrogativi, come quello che separa il Lazio dalla Sardegna. Un progetto di futsal e divertimento che deve continuare nonostante tutto.