Avete presente una di quelle storie a lieto fine in perfetto stile Walt Disney? Una storia in cui l’eroina è determinata, emancipata e decisa a raggiungere il suo obiettivo? Oggi la mia eroina si chiama Tiziana Biondi, la prima allenatrice donna di futsal a prendere il tesserino da allenatore UEFA PRO con il quale potrebbe allenare fino in serie B di calcio a 11 maschile e fare il secondo in serie A.
Allenatrice della Rappresentativa femminile di futsal del Lazio, collaboratrice con il Perugia Academy, istruttrice di calcio a 11 del settore giovanile all’Aurelio Calcio. Più di 15 anni sui campi, Tiziana è riuscita a conquistare tutti, grandi e piccini, ragazze e ragazzi sempre grazie alla sua solarità e a una protezione quasi “materna”.
Come ci si sente a essere allenatore UEFA PRO?
“Sono molto soddisfatta perché se sono arrivata qui è per tutti i sacrifici fatti in questi anni. Sono la prima donna laziale ad aver preso questo patentino e la prima in assoluto con un passato (e presente) nel calcio a 5”.
Un’allenatrice professionista a 360 gradi…la sensazione di stare in mezzo ai grandi com’è?
“Sono state 6 settimane davvero toste con grandi campioni ed ex giocatori come Vincenzo Iaquinta che oggi è diventato anche un amico. Solo due donne in mezzo a 52 uomini, ti fa strano, ecco”.
Com’è vista la figura della donna nel calcio?
“Come dicevo non è semplice entrare in un mondo così maschile eppure sono convinta che queste piccole cose siano una grande conquista per tutto il movimento femminile che sia calcio a 5 o calcio a 11. Guarda la Panico, è entrata nello staff della Nazionale maschile giovanile. Sono tutti passetti avanti…”.
Perché questa scelta di diventare addirittura professionista?
“Volevo riuscirci per me, per dimostrare a me stessa che con il lavoro si può arrivare anche molto in alto. Non è facile passare dal futsal al calcio a 11, non è stato facile passare dai campetti a un’aula con grandi campioni. Ma c’è sempre stata la volontà di studiare e di farcela, anche per tutte quelle persone che mi sono sempre state accanto, nei sorrisi e nei momenti più difficili”.
Cosa ti lascia Coverciano a livello di emozioni?
“Quello che senti quando arrivi a Coverciano non è facile da spiegare. E’ la patria del pallone, il cuore della nostra cultura calcistica, si vive l’atmosfera dei grandi che sono passati in quelle aule e su quei campi. Il primo giorno che sono entrata in quell’aula non lo dimenticherò mai. Una sensazione unica e speciale ma anche di grande responsabilità per il doverti confrontare con gente che di calcio a 11 probabilmente ne capisce molto più di te. Anzi, senza probabilmente. Il giorno dell’esame mi sono detta che ero lì per rappresentare la mia città, tutte le donne e il mondo femminile… non potevo fallire”.
Consigli per la continua crescita del movimento femminile?
“Secondo me dovrebbero puntare un po’ di più a livello giovanile sulle ragazze perché il calcio a 5 è in continua crescita. Dovrebbero forse incentivare a fare stage, incontri. Il confronto è fondamentale per una crescita costante e importante del movimento”.
Serena Cerracchio