Il primo posto in classifica e ventisei reti nelle prime diciotto giornate di Serie A. Al Real Statte, Renata Adamatti ha trovato nuova linfa, amicizie, famiglia e soprattutto di nuovo quei numeri che per qualche mese dopo l’infortunio non abbiamo potuto ammirare. Quei numeri che a Terni l’avevano confermata Fenomeno, tra i fenomeni.

“Da quando sono arrivata a Statte sono stata accolta come una di famiglia. Mi sono trovata subito bene con le ragazze, con lo staff ed era un po’ che non mi sentivo cosi bene. Ho ritrovato quella serenità e tranquillità che sono indispensabili per fare bene il mio lavoro. E per vincere, che è quello che mi mancava. Per me Statte è davvero una casa”.

Non solo Renata in un gruppo costruito per arrivare fino in fondo…
“La squadra era molto competitiva e questo aiutava non solo me, ma anche tutte le altre ragazze, soprattutto negli allenamenti. Ritmo alto, voglia di vincere sempre anche nelle partitelle di inizio allenamento. Era sempre una guerra in campo e questo ci ha permesso di stare in cima alla classifica dall’inizio alla fine. Parlo al passato perché mi sembra una vita fa, purtroppo…”.

Quanto ti manca il pallone?
“Da morire. A volte manca l’aria. Ti puoi allenare a casa, io lo faccio in Brasile, ma non è lo stesso. Manca l’adrenalina, la partita, il gol, l’esultanza, l’abbraccio della squadra e dei tifosi. E’ un po triste, anche se sono a casa e da una parte sono felice. Continuo ad allenarmi a casa per poter rimanere in forma e non perdermi, ma il campo è tutta un’altra cosa”.

E l’Italia?
“Sono andata via che in Italia la situazione era brutta. Ora lo è in Brasile. Ma almeno so che lì da voi sta migliorando e questo mi rende felice. L’Italia mi ha preso in braccio, è la mia seconda pelle non solo per la maglia che indosso con la Nazionale Azzurra”.

Riavvolgiamo il nastro per un secondo e chiudiamo gli occhi. La partita peggiore e migliore della stagione del Real?
“La migliore quella contro il Salinis in campionato. Stavamo benissimo e abbiamo giocato una gara praticamente perfetta. La più brutta senza dubbio quella di coppa divisione che è stata anche l’ultima gara giocata quindi il gusto è più amaro. Spero di tornare prima possibile in campo per scrivere sopra quei quaranta minuti, altri gol e nuove vittorie. Stavamo giocando bene e potevamo lottare per coppa e scudetto, peccato. Ma ora speriamo solo di tornare prima possibile alla gioia di vincere sul campo e toccare di nuovo finalmente un pallone. Sapendo di poterci abbracciare dopo un gol”.