La stagione è ufficialmente conclusa e scende una lacrimuccia. Il campionato era bello, forse il migliore degli ultimi anni e tante squadre si erano attrezzate per arrivare fino in fondo alla grande, con quel sogno nel cassetto chiamato scudetto. E magari anche coppa. Come il Cagliari e come Marta Peñalver Ramón, tornata in pompa magna a dicembre per dare una mano a “casa sua”.

“Sarebbe stata una grande stagione, a prescindere. C’è voluto poco per riadattarmi dato che già conoscevo l’ambiente anche se la squadra era cresciuta,  rafforzandosi. Ragazze di qualità e un mister, Luis che è davvero molto bravo. Stavamo lavorando bene e con concentrazione in vista dei playoff e della coppa a cui tenevamo molto. Ci siamo rimaste male parecchio, ma ora l’importante è uscire da questa situazione prima possibile e tornare a una vita normale”.

La tua quarantena a casa com’è stata?

“Quando è iniziata stavo già bene fisicamente e quindi mi sono allenata parecchio stando attenta all’alimentazione. In queste settimane ho puntato la mia sfida personale: una maratona! Per ora ho corso la mezza, ben 21 KM che nn avevo mai corso in tutta la mia vita, neanche in preparazione. Una sfida personale per tenere allenati sia il fisico che la mente in questo momento delicato per tutti”.

Italia e Spagna si sono ritrovate ad affrontare la stessa emergenza covid prima degli altri Paesi europei. Come si sono comportate le società lì da voi?

“Tutti i campionati di futsal si sono fermati due/tre settimane dopo l’inizio della pandemia in Spagna. Per quanto riguarda la prima divisione femminile, le prima quattro squadre in classifica giocheranno i playoff per il titolo (non si sa ancora quando) e anche le Final Four de la Copa de la Reina. Le retrocessioni? Non ci saranno”.

E le ragazze?

“El Poio e il Burela sono le uniche due società che hanno tutte le giocatrici sotto contratto, full time o part time. Nelle altre squadre come Roldán, Ourense, Móstoles solo alcune giocatrici lo hanno, ma comunque di più rispetto agli altri anni. Comunque sia il governo, nel caso del Burela ad esempio, ha pagato direttamente alle giocatrici e allo staff il 70% dello stipendio fino al termine del contratto, avendo la società dichiarato l’ERTE (expedientes de regulación temporal de empleo, un meccanismo già esistente che permette temporaneamente alle imprese di sospendere i contratti di lavoro o di ridurre le giornate lavorative, a causa di difficoltà economiche, tecniche e organizzative che mettano a rischio la sostenibilità dell’impresa)”.

La Federazione ha stanziato un bel gruzzoletto per il calcio a 5 femminile, giusto?

“Considerando i 240.000€ per la prima divisione e i 153.900 per la seconda direi che stanno facendo parecchio. Anche in vista della proposta che ha fatto la LNFS al CSD (Consejo Superior de Deporte)”.

Cioè?

“La Federazione spagnola ha chiesto di far diventare il futsal, professionistico. Per ora in Spagna solo il basket e il calcio lo sono e sarebbe una svolta epocale per tutti noi. Hanno portato sul tavolo del CSD che sarebbe come il CONI in Italia, una serie di motivazioni come i diritti TV, i molti sponsor e i palazzetti sempre pieni. Insomma, far diventare il calcio a 5 professionistico sarebbe davvero un sogno. Chissà, magari si avvererà…”.