Se dalla missione della NASA sul Pianeta Rosso dovesse tornare, a bordo del Perseverance, un marziano che non sa nulla delle dinamiche del pianeta nostrano futsal, lui, l’alieno, vedrebbe un mondo femminile molto diverso da quello maschile. Le avvisaglie di un calcio a 5 in rosa giovane, italiano doc e in crescita, inversamente proporzionato a un movimento maschile ormai vetusto, ripetitivo, un po’ noioso, dalla media d’età altissima e un livellamento verso il bassissimo, già presenti a inizio stagione (la Serie A New Energy è partita con due 6-0 a tavolino di fila) sono esplose con la carrellata delle Final Eight. Un confronto impietoso, che deve far riflettere.
PIU’ TIFOSI – Nella PuroBioCup, una delle Final Eight più belle emozionanti e incerte della storia, il presidente Intini ha riempito una intera tribuna del PalaDolmen con bambini e tifosi, con tanto di scenografia: decine e decine di bandiere neroverdi, trombette, tamburi, striscioni. E non perché Bitonto dista da Bisceglie 28,2 km e ci vogliono 34 minuti passando per la SS16, ma perché per lui è consuetudine avere il palazzetto pieno. Lo Statte aveva un gruppo organizzato, lo storico Borghetti Group, i tifosi del Francavilla erano identificabili da sciarpette e bandiere, il Falconara si faceva sentire. Eccome. Nel maschile in molti casi il tifo organizzato è rappresentato da moglie/compagne con figli/e di giocatori con la “camiseta” del marito/compagno/papà, a testimoniare il senso di appartenenza a un club.
PIU’ PATHOS – E’ vero, alla fine la PuroBioCup l’ha vinta il Falconara, imitando l’Italservice Pesaro. Solo che le Citizens ai quarti hanno dovuto rimontare uno 0-2 nella ripresa completando la rimonta a 24” dal suono della sirena prima di vincere ai tiri di rigore contro il Bisceglie, una squadra lontana 28 punti in classifica. In semi c’è voluto un gol a 7 decimi dalla fine per domare una fantastica Lazio, avanti 3-0 e 4-3. In finale il gol vittoria del Falconara contro un immenso Statte (settimo però a fine andata) è arrivato a 7” dal termine. Al Pesaro è bastato subire un gol (in finale) per vincere la Coppa Italia-bis. Nella PuroBioCup c’è stata una partita (Statte-TikiTaka) terminata dopo 24 rigori, li hanno tirati tutte, perfino i secondi portieri. Nella Final Eight di Salso, nessuna lotteria dei penalty e tre clean sheet.
PIU’ DIVERTIMENTO – A Bisceglie non ci si è annoiati praticamente mai. Tanti gesti tecnici, suolate e gol da cineteca, a Salsomaggiore ha trionfato ancora una volta la fisicità e quella moda un po’ kitch di un portiere che rinvia con le mani, la palla finisce al suo collega, che fa esattamente la stessa cosa, così ad infinituum, senza dimenticare (ahinoi) il 5vs4 usato per difendersi e far trascorrere il tempo, ma senza neanche la voglia di far girare il pallone, con gli avversari che aspettano lì, con le braccia sui fianchi!
PIU’ ITALIANI – Nella Final Eight pugliese passa quasi inosservato, in quanto regola, che la Lazio giochi con un quintetto tutto italiano, in cui vi sono due classe 1999 dall’altissimo minutaggio: Cecilia Barca è da 9 in pagella, peccato per lei che venga offuscata dalla sua compagna di squadra Alessia Grieco. Che dà del tu al pallone, ruba l’occhio e varrebbe perfino il prezzo di un biglietto. Nella finale fra Falconara e Statte, in due liste da 12, c’erano 6 italiane in campo con un minutaggio accettabile, entrambi i portieri e ben 5 erano nei rispettivi quintetti base. Nella finale maschile solo Ducci ha iniziato Olimpus-Pesaro, ed è meglio non indagare sul minutaggio di Di Eugenio, Schininà e De Luca, gli unici italiani in una lista addirittura di 14. nel maschile le facce sono ormai note, ci si conosce tutti, come in un paese, vincono sempre gli stessi da almeno un decennio, per due ordini di motivi: in primis sono più bravi e intelligenti nonostante l’età, ma in un mondo senza ricambio generazionale.
PIU’ TUTTO – Nel femminile esistono le bandiere, per informazioni chiedere a Vale Margarito, da 16 anni allo Statte. Se si pensa agli ultimi 16 anni di Serie A maschile e alla sua parabola discendente, vengono brividi e sconforto! Nel femminile il Bisceglie ha quadruplicato la scuola calcio in un amen grazie al solerte lavoro di Giusy Soldano e Gina Martino e sogna di partecipare al campionato Under 19. Quante sono le squadre di Serie A che mettono il settore giovanile al primo posto? Si possono contare sul palmo di una mano? Più tifo organizzato, più pathos, più divertimento, più italiani, più giovani. Più tutto: se quel marziano a bordo del Perseverance dovesse scegliere il prodotto più fruibile, spendibile, vendibile, non avrebbe dubbi: vedrebbe il calcio a 5 femminile e non (più) il maschile.
Redazione