Un malessere diffuso, un tic nervoso. Chiamatelo come volete. Ma il mondo del futsal è in fermento, tra tavoli poco tecnici e Consigli non-direttivi, senza una guida. Trovarsi in questa situazione a inizio maggio è surreale oltre che inaccettabile. Complice la tempesta prima della tempesta, lo scandalo Montemurro prima dell’emergenza sanitaria. La combo perfetta per generare la fiera dell’indecisione: “Di che morte dobbiamo morire?”, è il grido d’aiuto delle società. Più in generale di un movimento privato di qualsivoglia prospettiva. Ne abbiamo parlato con Orvinio Incelli, vicepresidente del Frosinone.

“Ormai non si può più ripartire, questo credo sia sicuro e appurato – parte in quarta Orvinio -. Eppure fino a poco tempo fa qualcuno insisteva… Comunque, penso che ci si stia concentrando un po’ troppo su quello che dovremmo fare adesso. Mentre secondo me dovremmo mettere da parte tutto e pensare a come organizzare la prossima stagione: questa sarebbe la cosa migliore, visto che anche riprendere a giocare a settembre/ottobre resta un problema grave del quale bisognerebbe parlare”.

Il paradosso è questo, lo sanno tutti. Non c’è bisogno di spacciarsi per oracoli. Mentre qualcuno degli addetti ai lavori – legittimamente – ancora spera nel ritorno in campo confinato in cameretta, c’è un mondo là fuori. Un’esistenza fatta di rischi incalcolabili se manca chi dovrebbe sedersi a capotavola ed erigere un piano di ripresa. Per questo il Frosinone ha mangiato la foglia, e optato per risolvere immediatamente tutte le questioni che lo stop aveva lasciato in sospeso:

“Nel momento in cui è stata presa la decisione di fermare i campionati, noi abbiamo subito parlato con le ragazze per cercare un accordo, anche economico. Era giusto così. In particolar modo abbiamo deciso di far tornare a casa le tre brasiliane (Toledo, Stefanello e Correr, ndr): ci siamo riusciti appena in tempo, visto che poco dopo la loro partenza hanno bloccato totalmente i voli”.

E con gli sponsor? 

“Gli sponsor si sono bloccati già a febbraio. Non abbiamo prospettive in tal senso, è impossibile averle in questa situazione. Il nostro intento sarebbe stato proseguire nella crescita della società che piano piano stiamo cercando di attuare. Ma in realtà non credo che ripartire sia un problema per i club in sé: penso che il vero guaio sia farlo per i palazzetti, ad esempio. Ho sentito il gestore dell’impianto dove giochiamo, ed è preoccupatissimo. Da adesso dovrà occuparsi dell’incolumità di chiunque entri nel palazzetto, tra sanificazioni e quant’altro”.

Costi indecifrabili e protocolli inesistenti. Difficile credere che tutto possa sistemarsi in breve tempo…

“Nessuno prende in considerazione l’inizio di una nuova stagione. Ormai è inutile concentrarsi sul proseguire questa, è una perdita di tempo. Purtroppo non abbiamo una guida forte, qualcuno che ci dia delle indicazioni, nessun Consiglio Direttivo. Sono spariti tutti. E noi siamo in balia della LND che non ho mai sentito neanche parlare di calcio a 5. Questo continuo lamentarsi, da parte dei vertici, potrebbe non essere altro che un modo per chiedere allo Stato dei finanziamenti per loro. E non per le società. Questo è quello che penso. Non parlano mai della crisi che patiamo noi del mondo dilettantistico”.

Non avete ancora ricevuto alcun aiuto concreto.

“Noi, insieme a tante altre squadre, chiediamo di avere uno sconto sulla quota di iscrizione per la prossima stagione. Oppure di ottenere il rimborso per quel terzo di questa stagione che non abbiamo giocato. Credo sia legittimo. Poi vorremmo anche la restituzione della cauzione, a prescindere da multe e contromulte…”.

Cioé?

“Se avessimo continuato a giocare, la Federazione avrebbe iniziato a darci sotto con le sanzioni. Nella prima parte di stagione non succede niente, poi negli ultimi mesi cercano in questo modo di portarti via la cauzione. Lo dico io, ma lo sanno tutti, non nascondiamoci dietro un dito. Ogni anno è sempre la stessa storia. Se facessi vedere il referto di alcune multe, ci sarebbe da ridere. Non so da chi partano queste direttive, ma non siamo nati ieri. In cinque anni di nazionale è sempre stato così”.

In parole povere, le società cosa chiedono?

“Non ho capito perché sia stato tutto bloccato, o perché siano state respinte le dimissioni del presidente (Andrea Montemurro, ndr). Queste sono le domande che ci poniamo. Perché non si riunisce il Consiglio Direttivo? Perché nessuno decide? Perché non esce fuori una presa di posizione da parte di chi ci governa? Siamo la Divisione, va bene, dipendiamo dalla LND. Però abbiamo una Divisione nostra e qualcuno dovrebbe pure rappresentare le società del calcio a 5″.

A prescindere da tutto, il Frosinone come ripartirà? Eravate in crescendo…

“Avevamo qualche elemento d’esperienza, ma la nostra rosa era cortissima. Tanto è vero che abbiamo preso anche qualche multa per mancanza di numeri (ride, ndr). Però avevamo intrapreso una buona strada, stavamo vincendo gli scontri diretti. Anche se uno (contro la BRC, ndr) l’abbiamo perso a tavolino per il loro ricorso, una caduta di stile da parte di una società amica. Comunque ci stavamo salvando. Piano piano avevamo allacciato qualche contatto. Se si dovesse ripartire, lo faremo con una rosa più lunga e qualche elemento nuovo per rafforzare la squadra”.

Sempre con Mara Incelli, figlia di Orvinio e Donatella Iori, capitano della squadra. Come sta sopportando questa quarantena?

“Si allena a casa. Ma per fortuna durante il giorno va a lavorare, beata lei (ride, ndr), lavora in un centro medico. Poi la sera quando ritorna la prima cosa che fa è pensare al pallone”.

Come lei tante colleghe, allenatori, presidenti. La voglia di ripartire è tanta: la confusione pure. Come sottolineato da Orvinio Incelli, il calcio a 5 si aspetta ancora tante risposte.