Post fata resurgo. Quando ti chiami Fenice, è naturale che il coraggio ti scorra nel sangue: sei nata per rialzarti di fronte alle avversità. E così ha fatto finora l’Union nel corso di questa stagione, per molti versi rocambolesca, contraddistinta da una partenza che avrebbe potuto segnare irrimediabilmente il cammino di molte squadre. Ma non quello della fiera Fenice. Andiamo a vedere perché…

UN INIZIO SHOCK – La stagione parte con un’importante novità: dopo l’addio dell’ex tecnico Campana, il nuovo allenatore a sedersi sulla panchina dell’Union è Martino Maritan. Inizia bene il campionato, almeno sul campo: nella prima giornata, la Fenice batte 2-1 il Firenze e l’era Maritan potrebbe cominciare dunque sotto i migliori auspici. Potrebbe, già. Sì perché la sua è una “era” destinata a terminare sul nascere: come un fulmine a ciel sereno, dopo la vittoria il tecnico rassegna le proprie dimissioni. L’ambiente, naturalmente, è sotto shock: evento più unico che raro, ritrovarsi senza allenatore dopo aver portato a casa i primi tre punti stagionali. L’ottimismo generale lascia dunque il posto all’incredulità, allo sgomento, all’amarezza. La squadra però non molla: “Può andare via chiunque, ma il nostro gruppo è saldo e tale rimane di fronte ad ogni difficoltà”, dichiara con orgoglio Miriam Lo Iacono. Il tempo le darà ragione.

GRADITO RITORNO – In panchina ecco allora il nuovo mister, che poi nuovo non è: si tratta di Andrea Pagan, che con il suo vice Roberto Pavan conquistò due promozioni ai tempi della Real Fenice, la seconda delle quali portò le venete proprio in A2. Il ritorno di questa coppia vincente viene accolto con gioia dalle ragazze, e mister Pagan è altrettanto felice di ritrovare un ambiente in cui tra l’altro – le storie belle della vita – conobbe quella che sarebbe diventata sua moglie: la Fenice lo chiama proprio al ritorno del viaggio di nozze…! La squadra si rimette in moto, quindi, anche se non si rivela impresa facile: psicologicamente c’è ancora da assorbire la botta, tecnicamente c’è da costruire una nuova identità. I frutti del tanto lavoro svolto tardano ad arrivare. Tre sconfitte consecutive, poi la vittoria col Mediterranea, di nuovo quattro sconfitte. E’ Chiara Battistoli a sintetizzare la situazione: “Credo sia normale e umano aver bisogno di tempo per trovare la giusta strada in un nuovo modulo, nei nuovi pensieri e concetti di mister Pagan. Stiamo solo aspettando quel fuoco”. Che finalmente, a dicembre, si accende: dalla Sardegna, contro la Jasnagora l’Union Fenice rincaserà con i tre punti in tasca.

TORNARE A VOLARE – Dopo aver battuto anche San Biagio e Firenze, la compagine veneta ha la meglio pure del lanciato Duomo Chieri. Ormai non ci sono più dubbi: la Fenice ha dispiegato le ali ed è tornata a volare. Il momento chiave? “La vittoria di Firenze è stata molto significativa: lì io e Andrea abbiamo capito che la squadra era ormai nostra”, parola del vice Pavan. Eccoli finalmente, gli agognati frutti di tanta fatica e sudore. E’ il periodo migliore per l’Union, poi però l’inaspettata sconfitta col Trilacum e quella tutto sommato prevedibile contro la corazzata Audace segnano una flessione. Nel frattempo, l’emergenza sanitaria comincia a colpire l’Italia e il Veneto è tra le prime regioni a subirne i pesantissimi effetti. La Fenice fa appena in tempo a disputare la partita col Mediterranea e vincerla; poi sulla stagione, almeno momentaneamente, cala il sipario.

E così tutto si interrompe. Con i tre punti, importantissimi, conquistati dalle venete in terra sarda. Punti che le mettono in riparto dalla zona più calda della classifica, proiettandole verso un prosieguo di campionato sulla carta piuttosto tranquillo. Sì, ma quando…? E’ la domanda che risuona in ognuno di noi. Ai posteri l’ardua sentenza. La Fenice intanto aspetta, consapevole di aver mostrato qualcosa su di sé durante questa stagione: ovvero che si può inciampare e cadere, certo, ma anche che quelle ali niente potrà mai togliergliele.