Sconfitta di misura nell’ultimo turno per I Bassotti contro la capolista Flaminia. Uno stop che tuttavia non smorza l’entusiasmo delle torinesi, alla prima esperienza nel campionato di Serie A2.
Il bottino è positivo, con 9 punti in classifica i e 27 gol realizzati, frutto di un gruppo compatto e di qualità. A Ladyfutsal, Eleonora David, analizza il momento della sua squadra e ci svela cosa significhi essere portiere, un ruolo unico che regala molte emozioni, parata dopo parata.

Ciao Eleonora, cosa vi è mancato per portare a casa dei punti nell’ultimo match?

“Ciao Ladyfutsal! Credo ci sia mancata solo la conclusione a rete, ultimamente sembriamo avere dei problemini in questo, creiamo tanto ma poi sotto porta non siamo abbastanza lucide. Complimenti comunque a loro che ci hanno concesso pochissimo, ce la siamo giocata fino all’ultimo e siamo uscite a testa alta”.

Come hai vissuto il tuo esordio?

Per arrivare a questo esordio ho investito tantissimo e fatto un sacco di sacrifici, tipo cambiare lavoro per essere disponibile, passare più tempo in macchina che in campo perché abito lontano. Purtroppo il calcio femminile è anche questo, i sacrifici sono tanti e da parte di tutte. Comunque domenica avevo una tensione che ho ancora male ovunque adesso, ma sono felicissima.

Quali sono i vostri punti di forza e su quali dovete migliorare?

“Abbiamo delle ottime individualità con esperienza nella categoria che si mettono a completa disposizione della squadra e delle compagne più giovani. La rosa completa è ampia, il problema è che tra infortuni e impegni lavorativi domenicali, siamo abbastanza contate soprattutto in trasferta. Diventa quindi più difficile gestire una partita con pochi cambi a disposizione”.

Essere portieri è una scelta di vita. Cosa rappresenta per te questo ruolo?

“Credo sia nato alle elementari con “sei una femmina vai in porta” e da lì non mi sono più mossa. Tralasciando il fatto che con i piedi mi definisco scarsa e non amo correre , non mi vedrei mai in un altro ruolo. Ormai sono abituata a convivere con i lividi sui fianchi, con i tatuaggi esagonali del pallone sulle cosce, con le ginocchia conciate peggio dei bambini! Ma tutto questo passa in secondo piano quando arrivi a far si che la squadra si fidi di te, che ti inciti ad ogni parata, mi piace proprio quel senso di responsabilità di non poter fare errori.
Credo comunque di rientrare in pieno nella categoria “se fai il portiere non sei tutta a posto”.

Fabio Pochesci