Un cuore di mamma. Si potrebbe dire per tutte le mamme del mondo, ma, forse, è un pochino più difficile per quelle che hanno i figli lontani da casa. In questo caso lo è, difficile senza dubbio, per Mariella Morello, più semplicemente, Mamma (con la M maiuscola) Siclari. Rimaniamo in Calabria, quindi, per il secondo appuntamento di Futsal Family e proviamo a raccontare le emozioni di una mamma e il rapporto con sua figlia, dai primi calci al pallone, alla maglia della Nazionale italiana.
Valentina con il pallone tra i piedi, a quando risale il primo ricordo?
“Valentina già da piccolissima non voleva giocare né con bambole, né con cucine, voleva solo palloni, al massimo guantoni da portiere. Credevamo fosse solo un momento, invece più il tempo passava, più questo pallone diventava una cosa seria. Noi abitiamo in un quartiere di Reggio Calabria dove prima i ragazzini giocavano per strada e lei era sempre lì, con tutti maschietti e quel pallone tra i piedi”.
Poi?
“A 8 anni un nostro amico che aveva i campetti da calcetto (all’epoca lo chiamavamo cosi…) ci disse Mandatela da me e così Valentina giocò lì per un po. A 11, 12 anni, mi telefonò un signore dicendo che girando per le scuole l’aveva vista e le offrì l’opportunità di iniziare a giocare con altre femmine. Poco tempo dopo, quando Vale aveva 13 anni, abbiamo conosciuto Enzo Tramontana che se la portò alla Pro Reggina. Entrò li come calcio a 11 e poi mentre il calcio a 5 si avviava verso il Nazionale, cresceva anche Valentina. Così nel 2012, quando quella piccola Pro Reggina fatta solo di ragazze di Reggio vinse il primo Scudetto Nazionale, Vale ne era già un punto fisso. Enzo diceva sempre “Noi la straniera ce l’abbiamo e viene da Staiti” (Riferito a Marcella Violi ndr). Poi purtroppo i sogni si sono dovuti interrompere quando la Pro Reggina ha chiuso i battenti”.
Come l’avete presa, in famiglia, questa passione?
“A lei piaceva, io ero contenta. Certo, quando era più piccolina era difficile da capire ma non ha creato nessun problema. Poi i risultati li abbiamo visti… e hanno ripagato tutti i sacrifici fatti. In più lei era una bambina molto timida e il calcio di sicuro l’ha aiutata ad aprirsi”.
Chi è il più grande tifoso di Valentina in casa?
“Io in particolar modo, ma tutti, mio marito Mimmo e mio figlio più grande Antonio”.
Ha girato Pro Reggina, Lazio, Olimpus e oggi Pescara… qual è la squadra dove l’ha vista meglio?
“Parlo da mamma, chiaramente. La squadra di Reggio è stata una cosa bellissima perché, al di là dei risultati, si giocava con il cuore, senza niente. Vale era anima e corpo per quella maglia e quei colori. Per me è stata l’esperienza più bella… poi lei ha avuto fortuna andando a Roma ed è stata benissimo tre anni nella Lazio con la quale ha vinto tutto: si è ritrovata a giocare con ragazze calabresi ma soprattutto amiche. Anche con l’Olimpus ha vinto tutto ma con meno soddisfazione. Io parlo sempre da mamma, certamente, quando uno ama giocare a pallone, vorrebbe giocare sempre. Le straniere sono di un altro livello e su questo non c’è nulla da dire, ma forse avrebbe meritato qualche minuto in più. Vale è una ragazza che gioca sempre con il cuore, non le interessa nient’altro e invece oggi, anche a Pescara, gioca meno. Mi auguro che cambi qualcosa per le ragazze italiane: Vale ha 28 anni e la fortuna di aver vinto tutto ed essere stata in Nazionale. Ora, come le dico sempre, dovrebbe tornare a divertirsi”.
Ecco, la Nazionale, che emozione è per una mamma vedere la figlia con la maglia Azzurra?
“Una grande soddisfazione e un’emozione fortissima. Come dicevo ripaga di tutti i sacrifici fatti. Mi dispiace che oggi non possa indossare quella maglia, credo che meriterebbe qualcosina in più, ma noi non possiamo decidere”.
La partita o il momento che più le è rimasto impresso?
“Lo scudetto della Pro Reggina rimane sempre al primo posto anche perché Valentina segnò il gol decisivo in casa del Real Statte. Ma anche il suo esordio: faceva la terza media e aveva gli esami, la Pro Reggina era partita il sabato per Roma dove doveva giocare una partita. Io sono andata all’uscita di scuola quel sabato, l’ho caricata in macchina e siamo andati a Roma. Fu un esordio fortunato, con due gol bellissimi…”.
Quanto è dura la lontananza?
“Non me ne parlare… dopo cinque anni ancora non ci siamo rassegnati al fatto che stia fuori casa. Ogni volta viene per un giorno o due e il tempo corre troppo veloce. Ce la riporta via in fretta. Ma il momento più duro è l’estate, quando la vediamo andare via dopo un mese e mezzo che è qui a Reggio. Mio marito Mimmo si sente morire…io la vedo così tranquilla che ormai mi sono rassegnata. Questo è il suo mondo, la sua passione, quello che vuole. Come possiamo stare male noi? Saremmo egoisti…anche se è difficile avere lontano la propria figghiola come si dice qui”.
Mi tolga una curiosità: quante volte vi sentite al giorno?
“Mimmo la chiama tutti i giorni, io all’inizio tre, quattro volte al giorno ma ora ci siamo un po limitati. La mattina per whatsapp non manca mai il buongiorno e la sera ci raccontiamo per telefono. E’ difficile ma sarò sempre fiera della mia ragazza e di quello che fa. Cuore di mamma”.
Serena Cerracchio