Oggi alla partenza dei Campionati 2019-20, alla luce di quanto è successo negli ultimi mesi è lecito porsi una domanda così “shakespiriana”, perché si ha la sensazione che i nostri massimi vertici della Divisione non siano a conoscenza dei mali che affliggono le società che alimentano questa giovane disciplina. Partiamo da dati di fatto, incontestabili.

Nella prossima stagione su 260 società aventi diritto solo 211 varcano il nastro di partenza, di cui 149 nel maschile e 62 nel femminile.

Gli articoli redatti sui giornali all’insegna dell’entusiasmo e delle più rosee prospettive vogliono solo mascherare la realtà, cadendo nel ridicolo; mi ricordano certi commenti sportivi altamente positivi per partite perse con punteggi tennistici.

Certo, se sono io a guardarmi intorno, ricordando che nel 1984 esistevano solo 4 squadre di calcio a 5 femminile in tutta Italia, mi rende felice constatare quanto sia oggi cresciuto il futsal femminile.

Tuttavia, mi viene un grande sconforto nel vedere rallentato, o ancor peggio fermato, un percorso iniziato faticosamente 35 anni fa.

Diminuzione della forza di base nei comitati regionali per un impoverimento praticato a favore della Divisione, scomparsa di Società storiche annientate dal peso economico, introiti diminuiti, innalzamento dei costi gestionali e di partecipazione ai campionati Nazionali, scarsa attenzione alle problematiche delle Società, mancanza di incentivi, assenza di un progetto unico per il Futsal Femminile.

Dovrebbe essere oggetto di riflessione vedere assenti ai nastri di partenza circa 50 società, o se su 48 società di A2 ben 42 si uniscono in un coro di protesta.

Nel settore giovanile tante belle parole ma nessun fatto. Si vuole inserire il settore giovanile a livello nazionale ma non si ha la più pallida idea cosa voglia dire lavorare per costruire un settore giovanile femminile di calcio a 5.

Fatti:

nella ultima edizione della “final four” di under 19 vi è stata la rinuncia a partecipare di 2 semifinaliste, per cui la manifestazione si è ridotta ad una partita secca.
Si vuol dare il via ad un qualcosa quando ancora non siamo pronti, perché prima bisogna costruire le premesse (in quante regioni esistono campionati nel settore giovanile?). E faticoso costruire ma è più facile comprare in blocco. E pure chi ha le potenzialità economiche continua a dire davanti a dirigenti federali “del settore giovanile non mi interessa nulla, delle giocatrici italiane non ci faccio nulla, della potenziale Nazionale non mi interessa”. Con le stesse modalità si è dato luogo ad una rappresentativa nazionale Under 15 quando non esistono campionati ma solo avvisaglie in rare regioni, con naturale naufragio sportivo-tecnico della iniziativa.

La prospettiva di poter incassare per un debito maturato nel tempo hanno condotto ad una politica di bilancio con un aumento delle multe comminate alle società rispetto all’anno precedente: questo anno sono ammontate a ben 380 mila euro; se si entra nel particolare si cade nel ridicolo come multa per l’abbigliamento durante le riprese televisive (alcuni allenatori di calcio a 11 di Serie A?) o ciò che si offre all’arbitro (frutta ben dettagliata) mentre alcune strutture che verrebbero chiuse da una qualsiasi ASL per servizi fatiscenti e\o impraticabili, vengono risparmiate, ecc.

L’iscrizione aumentata, contrariamente a quanto auspicato nella campagna elettorale del Presidente, ha fatto sì di porre attenzione particolare alle spese dettagliate dello scorso anno e di conseguenza alla contestazione di numerose società in tutta Italia, con una fronda che ha visto nel solo femminile di A2 oltre 42 società accomunate.

La rendicontazione richiesta per la stagione 2018/19 non ha soddisfatto nessuno:
il commissario di campo non trova giustificazione anche senza richiesta; allora ci dovrebbero addebitare anche lo stipendio del segretario o di altri; non esiste alcuna delibera e nessun comunicato a tal proposito.

La voce inserita di 456 euro comprenderebbe “la visibilità“ come spese televisive di alcune rare partite trasmesse a vantaggio della A1, non trova giustificazione, e la doppia voce “spesa di organizzazione” hanno sapore di approssimazione.

Infine ciliegina sulla torta acquisto di palloni Nike, che dovrebbero solo essere limitati all’utilizzo durante la partita ufficiale, con l’obbligo però di fornirne anche 10 alla squadra ospite; Questo danneggia la società nei confronti del proprio sponsor tecnico oltre a costringere la società ad una spesa aggiuntiva di oltre 500 euro.
Consideriamo che le cifre ufficiali per le società di A2 negli ultimi 3 anni presentano un graduale incremento:
2016-17 679,65 euro
2017-18 808,20 euro
2018-19 1167,15 euro

Se si sommano tutte le voci ci si accorge che la iscrizione in realtà in partenza costa 6.300 euro e di conseguenza è già intaccata la cauzione.

Non parliamo poi del settore giovanile, perché chi per la disciplina lavora in questo settore si vede attribuita una spesa gigante per il costo del cartellino che supera i 40 euro cadauno: la considerazione diviene naturale…

In genere le società di A1 spendono cifre notevoli per giocatrici straniere, senza investire sul vivaio o sulle giocatrici italiane. La motivazione ufficiale è quello di fornire spettacolo, ma la crescita come avviene?

È lecito porsi domande: ma gli introiti per le Società come vengono? quali sono gli incentivi o gli aiuti per far crescere la Disciplina? come vanno distribuiti gli eventuali aiuti? Come si può combattere il problema delle strutture? come si concilia sport e lavoro\studio nelle gare infrasettimanali con trasferte lunghe essendo ancora questo sport puramente amatoriale?
Potrei immettere innumerevoli altre considerazioni, mi limito a pensare che attualmente la serie A1 è formata da società con tanti sponsor, dalle enormi possibilità, che non pensano al settore giovanile, alla crescita delle giocatrici italiane , alla crescita di una Nazionale.
Spettacolo, sponsor, tv, possono servire alla diffusione di tale disciplina ma diviene un settore in cui difficilmente le squadre di A2 vogliono accedere perché impossibilitate dal punto di vista del budget economico.

La A2 dovrebbe essere la serie di una categoria di formazione, a cui è deputato il settore giovanile e la crescita tecnico-tattica. Per questo dovrebbero essere elargiti incentivi per chi investe sul settore giovanile e ridotte le spese inerenti a trasferte, partite giocate infrasettimanalmente perché qui di solito dirigenti, allenatori, giocatrici lavorano o studiano.
Si pensa di convocare per il prossimo anno una riunione per la A1, ma nessuno sente le Società di A2; ultima notizia, alla luce delle tante proteste, dopo la richiesta di tantissime società di A2 femminili, il Consiglio direttivo dovrebbe aver nominato il sig. Umberto Ferrini come portavoce della A2 (ruolo che ha ricoperto già in anni precedenti); si sarebbero potuti evitare gli ennesimi errori fatti nella formulazione dei gironi: penso a tutte le Società, per cui sono vicino alle disgrazie alla Sabina, unica laziale dirottata a viaggiare, o alla Emilia Romagna strappata al naturale girone del Nord, o al Napoli Woman costretta a varie trasferte, ecc; sicuramente nella compilazione dei gironi ci saranno sempre scontenti ma se le cose si fanno per logica diviene tutto meno difficile.

I Comitati regionali sono essenziali e bisognerebbe lavorare gomito a gomito. Andrebbero aiutati e non combattuti. Non si fa la guerra, perché insieme al settore scolastico tutti devono contribuire al medesimo progetto; una piramide non esiste se non si costruisce una solida e vasta base. La disciplina di calcio a 5 esiste perché esistono le società.

Attualmente è evidente che c’è qualcosa che non va, comunque la Divisione è libera di agire come crede ma deve esplicitare prima quali sono le condizioni di iscrizione, di partecipazione, in modo dettagliato nelle singole spese con trasparenza ; la società può decidere per tempo di rinunciare alla A2 o A1 e proseguire il proprio progetto nel Regionale; fallire è facile.

(lettera di Francesco Bracci)19