Tocca a te. Proprio a te.
Questo sogno è tuo.
Ci pensavi stamattina, quando ti sei concessa un’ultima corsa all’aria aperta, in quella stradina nascosta dove brilla una mimosa ancora accesa. Correre è il tuo modo di rimettere in ordine idee e desideri, prima di partire per un lungo viaggio (Irene Grandi la sapeva lunga): perché un viaggio è sempre lungo, non importa di quanti chilometri sia distante la meta. Un viaggio ti cambia, sempre e per sempre. E questo poi…
Ora, mentre finalmente prepari la valigia, cerchi di realizzare che sta accadendo davvero. Parti! Parti per Bari! Per la Coppa Italia! Ti aiuta a renderlo un po’ più reale il telefono che squilla di continuo, Whatsapp che s’intasa di messaggi, tra famiglia, amici, compagne di stanza che ti ricordano di portare quello shampoo al miele che piace a tutte. “Orgogliosi di te”, “Daje!”, “Spacca tutto”, “Oh mi raccomando, vedi di dedicarmi un gol!”.
Giochi a calcio a 5 da quando hai memoria e tu e la tua meravigliosa squadra, una squadra di Serie C, state per trascorrere i giorni più esaltanti che avreste mai potuto desiderare.

Passi in rassegna l’indispensabile, prima di metterlo in valigia. Per prima cosa lei: la tua di divisa di gioco. Quant’è bella, la tua maglia. Quanto. Oggi ancora di più. E poi gli scarpini… Il rumore dei tacchetti è quello del cuore, adesso. Il tuo peluche portafortuna, la foto di nonna, il lettore mp3 con le canzoni che ti gasano prima del fischio di ogni partita (anche se sei talmente carica che neanche la musica da camera potrebbe spegnerti). Per questa avventura hai creato una playlist apposita, l’hai chiamata Bari, che da qualche tempo è diventata una parola che ti accompagna un po’ ovunque, un adesivo sopra tutti gli altri pensieri. Specialmente prima di addormentarti, la notte, quando si trattengono le cose più belle per trascinarle nei sogni. E Bari, beh, Bari è un sogno che resta pure al risveglio. Bari è ora. È qui. È reale.

La valigia è pronta e ti permetti di iniziare a pensare in grande. Pensi alle regine del futsal, a Luciléia, il tuo mito, il tipo di giocatrice che vorresti diventare da quando eri una bambina con le ginocchia sbucciate che per calciare un pallone doveva aggregarsi ai suoi amichetti maschi. Pensi a Renatinha, Da Rocha, Amparo, Margarito, Peque, Taty, Vieira. Stelle che osserverai dagli spalti, vicine, vicinissime a te. Di più: calcherai il loro stesso parquet. Non riesci a crederci, non del tutto, non ancora.
Pensi all’inno di Italia, a quello della Divisione Calcio a 5, pensi C-o-p-p-a I-T-a-l-i-a, scandita bene in mente per assaporarla meglio, e poi CoppaItalia, rapida come un respiro, un battito accelerato mentre inizi a raccapezzarti del fatto che sì, ci sarai anche tu. Ci sarai anche tu. 
Ci sarete voi. Tu e le tue compagne di squadra, il mister, il vostro microcosmo in un angolo grande del mondo futsal. Sarete lì, insieme, in mezzo a un’emozione travolgente come un’onda. Vi sentirete al centro di quell’onda. Vi guaderete tra voi, specchiandovi negli occhi e nei sogni, e vi accorgerete di avere tutti lo stesso viso, perché i lineamenti di un batticuore si assomigliano tutti.

Pensi a una tua cara amica, quella che gioca in A2 e che sarà a Bari come te e che come te non sta nella pelle. Pensi anche a chi una Coppa avrebbe dovuto giocarla lo scorso anno, pensi a Sissy, a quella voglia di vivere e giocare a pallone che non dovrebbero mai essere fermate. Perché tu sai che significa, quella adrenalina che sale, sale, sale, quando scendi in campo pronta a dare il massimo e lottare, fino a che la maglia diventa una seconda pelle che aderisce alla schiena e al petto. Sei nata per questo, l’hai deciso tanto tempo fa. Sei nata per quel clic. Quel clic che, pallone ai piedi, scatta tra cuore e gambe, gambe e cuore.

“Date alle donne occasioni adeguate ed esse possono fare tutto”, diceva Oscar Wilde. È la tua citazione preferita. La scrivi come didascalia, sotto l’ultima foto che carichi su Instagram prima di partire. C’è Bari all’orizzonte. Se chiudi gli occhi, ti sembra già di vederla.

Valentina Pochesci