Damiano Basile

Dobbiamo lavorare per raggiungere un bene comune

 

Perché lo ami? – “La cosa che amo di più di questo sport è che ha ancora tanti margini di crescita: in pochissimi anni siamo riusciti con gli altri dirigenti storici a portare pubblico, grandi giocatrici, l’interesse di giornali e tv.. insomma a creare un modello paragonabile in scala al calcio professionistico. Ci sono ancora tantissime possibilità, ma quello che dobbiamo acquisire è l’ottica di un bene comune. Tutti vogliamo vincere uno scudetto in più, ma se non ci concentriamo sulla cooperazione tra massimi dirigenti non creeremo mai quelle possibilità concrete per stabilizzare la nostra crescita. Cosa succederà? Che faremo inevitabilmente la fine del calcio a 11 dopo il boom di fine anni novanta. Abbiamo la fortuna di essere sulla cresta dell’onda e dobbiamo convincere che se si investe sul nostro sport al femminile si fa qualcosa di positivo non solo a livello sociale, ma anche a livello di marketing perché abbiamo una immagine vincente. L’iniziativa più importante e immediata sarebbe quella di creare un comitato delle squadre di Elite per avere voce sulle decisioni più fondamentali in modo autonomo. Non una consulta solamente, ma un vero e proprio comitato come in Serie A e in B”.

Perché lo odi? – “Quello che non mi piace è la discriminazione: ancora non c’è fiducia da parte dell’uomo della strada sulle ragazze. Ancora tante, troppe volte si pensa che una donna non sia in grado di giocare al calcio “decentemente”, poi come spesso mi capita, sento uscire tante persone dal palazzetto dicendo “è stato uno spettacolo, quando rigiocano?”. Ancora peggio sono i pregiudizi, o le chiacchiere da bar e questo lo si elimina solo assumendo comportamenti il più professionali e intelligenti possibili da parte nostra che siamo i protagonisti: dirigenti, ragazze e tecnici”.

Elmar Bergonzini