Non sono state settimane semplici. Per chi legge e per chi scrive: dietro una tastiera non c’è un robot o un automa, bisognerebbe saperlo, ancora l’umanità vale qualcosa. E quindi sono stati due mesi (abbondanti) faticosi. Annaspanti. Lo sono tuttora – è bene mantenere alta la guardia -, ma la morsa dell’emergenza si sta allentando. Le porte di casa da blindate sono diventate socchiuse, ed è già qualcosa. Quindi fa piacere parlare con una Claudia Alvino così. Spiazzante nella sua normalità, futsal e lavoro, lavoro e futsal. La semplicità di quello che abbiamo: fino a marzo ci sembravano spiccioli, oggi fonte di una ricchezza infinita.

E quindi partiamo da lì. Dalle semplicità. Come ha trascorso la quarantena Claudia Alvino?

“L’ho vissuta abbastanza serenamente. Certo, all’inizio avevo pensieri e preoccupazioni come tutti. Però ero tranquilla perché l’ho trascorsa in modo rigoroso, senza mai uscire di casa né trasgredire alcuna regola. Poi fare la vita di casa non mi pesa (ride, ndr), anzi, mi piace.”

Alvino la conosciamo danzante sul parquet da sempre, fuoriclasse di un movimento che ha contribuito a espandere. Poi c’è anche altro. Non solo l’attesa per la ripresa del campionato, ma anche quella per tornare a lavoro:

“Lavorando da Cisalfa non ho mai fatto smart working, purtroppo o per fortuna lavoriamo con i clienti e non era possibile. Ci siamo fermati fino al 27 aprile: da quel giorno abbiamo lavorato per riallestire le vetrine e sistemare il negozio in vista del 18 maggio, quando riapriremo al pubblico”.

E quindi Alvino sta tornando a vivere, almeno in parte. Almeno nella metà ‘ordinaria’ del proprio essere. Poi c’è la Virtus Ciampino. Un amore infinito, ritrovato in questa stagione dopo 8 anni passati lontano dal nido. L’amarezza di aver mollato tutto a metà dell’opera per cause di forza maggiore si fa sentire, c’è voglia di ricominciare, di tornare a respirare calcio a 5:

“Mi mancano gli allenamenti, stare insieme ad altre persone. Però era giusto rispettare le decisioni e anche aspettare fino all’ultimo per riprendere i campionati, perché no. Magari ci sarebbero stati dei cambiamenti improvvisi, permessi, cose che avrebbero potuto sbloccare la situazione. Lo abbiamo sperato tutti per cercare di riprendere il prima possibile. Anche se ci avessero detto di giocare a luglio, io lo avrei fatto tranquillamente. È la mia passione. Quando sei così dentro a uno sport, non può pesarti giocare a giugno o luglio che sia. Avrei fatto qualunque cosa pur di scendere in campo. Purtroppo non è stato così”.

La passione è più forte di tutto. Anche in quarantena:

Non ho mai saltato neanche un giorno di allenamento. Forse inizialmente lo facevo più per non farmi trovare impreparata all’eventuale ripresa dei campionati, ma in realtà mi alleno da 40 anni a questa parte solo per me. È uno sfogo, un passatempo, vivo per questo. Dal 12 marzo (l’inizio del lockdown, ndr) non c’è stato un giorno nel quale non mi sono allenata. Lo faccio con passione, con voglia. E adesso che ho ripreso il lavoro e ho dei turni, nella mezza giornata che ho libera la prima cosa che faccio è allenarmi”.

Visto che si parla di normalità, che cerchiamo spiragli per l’avvenire di questo sport, la domanda sorge spontanea. Cosa c’è nel futuro di Alvino?

“Sono stata bene alla Virtus, sto bene alla Virtus, e starò alla Virtus. Non ho contatti con nessuno e Paola Marcone prima di essere il presidente della mia squadra è una delle persone più importanti per me. Una persona con la quale ho condiviso tanto, e con la quale continuerò a condividere tanto in futuro. Non ho nessun altro pensiero al di fuori della Virtus Ciampino.

Virtus, Virtus e solo Virtus. Allora visto che la stagione 2019/20 avrebbe dovuto essere quella della ‘nuova era’, stop forzato a parte, com’è andata?

“Siamo state sempre lì in cima. Poi all’improvviso ci siamo ritrovate sotto in classifica per alcune circostanze, direi per colpa nostra, non per grandi meriti delle avversarie. Nulla togliere alle nostre concorrenti, ma credo che la Virtus abbia un potenziale enorme. Siamo una squadra che se vuole può sempre dire la sua. Però al contempo siamo anche una squadra molto giovane, inesperta, non smaliziata. Dobbiamo crescere tantissimo sotto tutti i punti di vista”.

Questione di testa e di approccio al futsal:

“Abbiamo la fortuna di avere uno staff alle spalle sempre presente, sia umanamente che sportivamente. Si deve e si può fare di più. La mentalità del gruppo è ancora acerba, e lo dice una che, dopo tanti anni di Serie A, pensava che scendendo in Serie A2 la differenza sarebbe stata minima. Invece il salto è gigantesco. Tra i due campionati non c’è una categoria di differenza, ce ne sono 10. Quindi se queste ragazze avranno la voglia di ascoltarmi, parlando di me come persona più grande, di ascoltare la società e seguire questa mentalità bene. Altrimenti sarà difficile fare il salto di qualità“.

Personalità da vendere, ce la ricordavamo così. Ed è bello ritrovare Claudia Alvino immersa testa e cuore nel calcio a 5. Come se non si fosse mai fermato. Era quello che serviva per voltare pagina, guardare al futuro. Dopo settimane difficili non c’è niente di meglio:

“Comunque il bilancio di questa stagione resta super positivo. Nel bene o nel male, anche durante le sconfitte, mi sono sempre divertita. Succede quando sai di aver dato tutto in campo. Poi esiste anche l’altra squadra, devi fare i conti con l’avversario. Ma prima di tutto per me è un divertimento, una passione. È stato e sarà sempre così”.